1 dicembre 2012

Bari Sassuolo quasi come Italia Germania 4-3



Una grande partita. E se non fosse stato per Ciccio Caputo, poco ci è mancato che la accomunassi ad Italia Germania 4-3. Si, davvero una gran bella gara, una di quelle che ti riconciliano col calcio e getta dalla Rupe Tarpea tutti i brutti pensieri, le bastardaggini e le cattiverie accumulate fino adesso. Ben gli sta al resto degli spettatori che oggi hanno disertato lo stadio relegando a solo 801, felici e satolli per la pirotecnica partita, il numero dei paganti, record per quest'anno.

Far stropicciare gli occhi di tutta l'Italia seduta comodamente davanti alla tv in panciolle e ricevere tout-court i complimenti, sinceri, di Di Francesco, allenatore emergente come Torrente, primo in classifica - con stra-merito - bravo, capace e solo sfortunato nella sua parentesi leccese, non accade spesso, anzi, galvanizza l'ambiente; ma in questa strana e contraddittoria città, dove si idolatra troppo frettolosamente un giocatore col codino perché al suo interno si nasconde chissà quale forza della natura, bravo quanto si vuole, ma pur sempre oggetto ancora misterioso (e non sarà un caso che Torrente lo abbia lasciato fuori fino adesso: ma si sa, se dovesse far gol, un giorno, la stoltezza vagante in taluni mista al sorriso sarcastico di talatri, si riverserà tutta su Dolcenera, reo di non averlo fatto giocare: del resto di chi stiamo parlando? Risus abundas in ore stultorum), a questa città con l'animo tutt'altro che metropolitano dove se la squadra del cuore vince si fa cin-cin con la stock84 cominciando a parlare di promozione, se perde lo si fa con l'amaromedicinalegiuliani cadendo in depressione acuta chiedendo la testa di Garzelli e di Torrente, manca equilibrio oltre che scorza. Occorrerebbe, piuttosto, rimanere coi piedi per terra perché il traguardo da raggiungere con la maglia rosa dell'umiltà, sono i 50 punti. Del resto, le insidie son dietro l'angolo e per una squadra giovane come questa occorre equilibrio e saggezza nel gestire il carrozzone barese, e Dolcenera Torrente ne è maestro. Non stiamo, mica, a staccar piastrelle o ad arrostir piadine, razassi, nonostante la museruola messa al Sassuolo.
La classifica, purtroppo, non aiuta a spiccare voli pindarici, ma l'ambiente che si è creato, grazie alla sinergia dei delegati a gestire il sodalizio biancorosso, è quello giusto per far bene.
E quello striscione pro Angelozzi, senza dubbio sacrosanto, è apparso poco obiettivo, anzi è sembrato fin troppo accattivante dopo l'assurda contestazione di domenica scorsa al Dott. Garzelli.
Largo, dunque, all'enciclopedia del calcio barese: questa partita si inserisce di diritto tra le più belle ed avvincenti della storia pluricentenaria biancorossa.

Due squadre che cercano il gol fino fino al 100esimo minuto, che mostrano una mentalità offensiva senza tanti tatticismi, non è nel lucreziano de rerum natura, quantunque ci siano stati degli errori. Quella ricerca continua da parte delle due squadre di fare partita, di cercare lo spettacolo tanto sullo 0-0 quanto sul 3-3, è decisamente sui generis per la categoria. E se si considera che in 16 partite il Sassuolo ha subìto un solo gol, mentre oggi ben 3, e se si considera che il Bari ha prodotto ben otto potenziali occasioni gol, sta a significare quanto di buon ha espresso la Torrente's Band evidenziando i propri i meriti piuttosto che i demeriti emiliani. Insomma, non è sembrato che ci fosse questa differenza in classifica.

Quel gol sbagliato da Caputo, preceduto da quell'altro numero di Fedato sul finale, se solo fosse entrato, avrebbe, di forza, fatto crollare lo stantio stadio nicolaiano. Peccato.
E se vogliamo dirla tutta, laddove non è riuscito Antonio Conte 4 anni fa, ci è riuscito Vincenzo Torrente da Cetara fermando, finalmente, la squadra modenese in casa, anzi, mettendola alle corde fino al 95'. Questioni di idee.
La soddisfazione di aver giocato alla pari con la capolista, l'averla messa in difficoltà nonostante le solite ingenuità in fase difensiva alternate a spiccati momenti di maturità, regala un senso di composta e moderata esaltazione. Peccato per il secondo gol subìto quando a centrocampo si pensava ancora ai festeggiamenti per il vantaggio, mentre i tifosi in curva, invece che supportare i ragazzi, continuavano nel perseverare con l'odio verso Matarrese quando invece c'era tutto il tempo per esternarlo. E non sanno quanto sarebbe stato importante, invece, incoraggiarli. Ma qui, purtroppo, funziona così.

Occorre essere contenti ed orgogliosi di questi ragazzi e del suo allenatore che con la sua caparbietà ha deciso di rimanere a Bari piuttosto che accettare altre panchine. Andate a vedere, adesso, quanto vale Torrente al mercato delle panchine.
Al buon Lamanna, che ha salvato la porta barese per decine di volte - rigore a Crotone parato a parte - è capitato si sbagliare in occasione del terzo gol e in un'altra dove per un niente si sarebbe parlato di beffa: sbaglia Buffon, dunque può sbagliare anche Lamanna che, sentite ad un fesso, andrà in serie A a giocare, ed anzi, non escludo che possa indossare la maglia della nazionale come ebbi modo di dire, azzardatamente, in illo tempore. E' cresciuto qui a Bari e sta completando il processo di maturazione.

Questa gara è servita a far cresce l'autostima di tutti e a far crescere la convinzione di potersela giocare, a questo punto, con tutti alla pari. A Sassuolo, Squinzi, sono anni che investe per vincere; a Bari, Matarrese, pur rimanendo proprietario, sono anni che preferisce non investire. Tutta qui la differenza.
E non fa nulla che si è tornati a casa col retrogusto amarognolo pieno di rammarico per le occasioni perdute. Del resto basti considerare che Di Francesco ha sostituito due attaccanti di categoria per altri due di valore: Torrente avrebbe voluto, pure, fare qualcosa del genere ma in panchina aveva il solo Visconti dal momento che tre attaccanti erano in infermeria. Da qui la scelta di coprire le fasce e di irrobustire il centrocampo per arginare le folate di quel terzino sassuolese niente male che correva come un treno mettendogli alle calcagna Defendi facendo uscire Domenghini-Galano, e spostando Nichi Bellomo più arretrato su Magnanelli che cominciava a preoccupare. A tutti piacerebbe sostituire, ad esempio, Galano con Domenghini ma purtroppo le scelte che si fanno, spesso, sono obbligate dal materiale a disposizione.
E già che ci siamo, consideriamo pure che a breve ci saranno tre partite in sette giorni...

Giù il cappello, dunque, davanti a questo Bari. Giù il cappello davanti a questi ragazzi che, con molecole di evidente inesperienza ma supportati da un'instancabile impegno misto a saggezza, e soprattutto senza alcun presidente alle spalle, son riusciti a far tirare in porta solo due volte il grande Sassuolo del Presidente, invece, di Confindustria. 
Giù il cappello, dunque, al pastorello israelita Davide al cospetto del guerriero filisteo Golia.
Ma che si sappia: i piastrellisti appiccicanti appenninico-modenesi rappresenteranno, pure, Golia nelle ricchezze e nelle disponibilità miste, invero, anche a saggezza gestionale senza ricorrere a follie economiche, ma saranno sempre tanti Davide al cospetto del Bari che, invece, rimarrà sempre Golia al cospetto di tutti non foss'altro per i 30 anni trascorsi con onore in A, ed i 40 in B.
E giù il cappello anche davanti Dolcenera: le panchine di Bellomo, Borghese e Galano dello scorso anno, tanto irrise da apocrifi personaggi senza un briciolo di cervello, han prodotto cotanto effetto quest'anno.
Speriamo solo che questa rosa non sia l'ultima Thule del 2012...

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